Quanta fatica!
Il Punto di Paola - Lugano, 25 febbraio 2024, 11:17
Quando andavo a scuola io, l’estate era infinitamente più lunga. Ai primi di giugno aspettavamo già con trepidazione il suono dell’ultima campanella che segnava l’inizio di quelle interminabili vacanze. Il primo mese tutto era meravigliosamente piacevole: alzarsi tardi, bighellonare con gli amici, il tempo che scorreva senza impegni e scadenze. Poi arrivavano le vacanze al mare, attese come una promessa di avventure e nuove amicizie. Quando giungeva la fine di agosto, tornavamo a pensare alla scuola, che sarebbe ricominciata solo il primo di ottobre.
Il mese di settembre era dunque una sorta di limbo: non ancora routine scolastica ma non più vacanza. Ripensando a quei momenti, ricordo la voglia di tornare fra i banchi: dopo tutto quel tempo trascorso senza impegni e senza regole, cominciava a sopraggiungere la noia. Era il momento di rivedere i compagni di classe, di riprendere il ritmo delle lezioni e .... di studiare. E si, mi è sempre piaciuto studiare e non ho (quasi) mai fatto fatica a farlo. Dedicare un po’ di tempo allo studio per ottenere buoni risultati era solamente una parte (e anche abbastanza piacevole) dell’intera vita scolastica, fatta di relazioni e amicizie, di scherzi e divertimento. Io mi ci trovavo bene e, dopo il giusto riposo, non vedevo l’ora di ritornare.
Allora non mi rendevo conto che altri ragazzi provavano sentimenti opposti ai miei e che avrebbero dato qualsiasi cosa per prolungare quel limbo all’infinito. La scuola per loro non era affatto un piacere, ma una FATICA immensa, mai corrisposta da un giusto riconoscimento. Quanti compagni dislessici, disortografici, disgrafici o discalculici avrò avuto? Quanti con deficit d’attenzione e iperattività? Negli anni ’70 e ’80 non se ne sapeva nulla.
Ma la FATICA c’era, eccome!
E se una cosa è tanto faticosa da assorbire tutte le energie e il tempo, producendo alla fine un risultato deludente, come può essere piacevole? Come può dare soddisfazione?
Ora sono consapevole di quanto sia stata facile per me la vita da studente, non per merito mio: ero semplicemente “programmata” per l’apprendimento verbale propinato dalla scuola di quei tempi.
Dunque, in questo inizio di anno scolastico, mentre auguro a tutti i nostri ragazzi di trovare un ambiente favorevole all’apprendimento, che li sappia accogliere e valorizzare, aggiungo un appello a tutti gli insegnanti:
prestate attenzione e riconoscete la FATICA dei vostri studenti con DSA e/o ADHD!
Ogni loro piccolo successo è il frutto di un lavoro continuo e faticoso, a scuola, a casa, con il supporto del tutor. Devono andare dalla logopedista e dall’ergoterapista. Devono fare le mappe, che non sono “bigini”, ma il loro modo per studiare: se non ne avessero bisogno, leggerebbero semplicemente il testo due volte (come facevo io) e andrebbero fiduciosi incontro a qualsiasi verifica.
E non stupitevi se qualche volta vi sembreranno distratti e poco interessati .... stanno solo ricaricando le batterie!