iPad: strumento efficace e aspettative deluse
Il Punto di Paola - Lugano, 05 maggio 2024, 10:22
Ormai il fatto che dalle neurodiversità non si guarisce, perché non sono malattie, è universalmente noto e ripetuto ovunque. E allora, perché ci si aspetta che, come un qualsiasi antibiotico contro un fastidioso batterio, basti “somministrare” la cura (in questo caso sotto forma di uno strumento compensativo informatico) per risolvere tutti i problemi?
Troppo spesso sentiamo commenti, da parte di insegnanti e genitori, sul fatto che l’iPad non abbia prodotto le aspettative attese: “Gli abbiamo comprato l’iPad, ma lo usa solamente per giocare!”, oppure: “Le abbiamo permesso di usare l’iPad e non lo porta mai”, o addirittura: “Non glielo facciamo più usare, perché è solo fonte di distrazione. E poi non è per niente migliorato”.
Ormai il fatto che dalle neurodiversità non si guarisce, perché non sono malattie, è universalmente noto e ripetuto ovunque. E allora, perché ci si aspetta che, come un qualsiasi antibiotico contro un fastidioso batterio, basti “somministrare” la cura (in questo caso sotto forma di uno strumento compensativo informatico) per risolvere tutti i problemi?
L’iPad è uno strumento che offre tantissimo a studenti dislessici, disortografici, disgrafici o con funzioni esecutive fragili ma deve essere integrato in un metodo di studio personalizzato. I ragazzi devono sapere quando e come utilizzarlo, e devono essere messi in grado di farlo.
Il processo comincia con la formazione dello studente su temi quali l’impostazione dell’iPad e la sua manutenzione, le funzioni e le applicazioni che possono supportare il suo metodo di studio. Su questo aspetto, abbiamo la fortuna che il Cantone, quando decide per l’acquisto di un iPad, abbina una formazione da parte delle Logopaddiste, che dal 2017 si sono specializzate proprio in questo campo.
Purtroppo però, la formazione non è sufficiente. L’iPad deve diventare veramente parte del metodo di studio dei ragazzi. Perché ciò si realizzi, spesso è necessario un accompagnamento da parte di chi, tenendo conto delle caratteristiche individuali di ciascuno, aiuti i ragazzi ad elaborare strategie di studio che si fondino sullo strumento compensativo. Noi tutor de il Punto, dopo esserci formati proprio presso le Logopaddiste, abbiamo da tempo sviluppato l’esperienza necessaria per farlo.
Per i ragazzini più giovani, anche l’interesse dei genitori per questo nuovo mezzo di studio gioca un ruolo fondamentale.
L’ultimo ingrediente per la riuscita, ma anche il più importante, è la competenza da parte degli insegnanti. Purtroppo ancora troppo spesso i ragazzi lamentano una generale diffidenza verso lo strumento, poca collaborazione nel fornire materiali digitali o consigli sull’utilizzo.
Esistono esempi di scuole in cui il tablet è considerato un normale ausilio allo studio, cui tutti gli studenti possono ricorrere quando ne sentono la necessità. Certo, un ragazzo dislessico lo userà di più, o in modo diverso. Ma non sarebbe ora che a tutti gli studenti si offrisse la possibilità di acquisire le competenze necessarie ad utilizzare gli strumenti informatici per imparare?