Obiettivo compiti a casa

Il Punto di Paola - Lugano, 10 marzo 2024, 11:19

Completare tutti i compiti è una delle maggiori preoccupazioni di ragazzi e genitori. Se alle scuole elementari l’interlocutore è in genere uno, alle scuole medie le cose si fanno più complicate: i singoli docenti assegnano i compiti per la propria materia con poca considerazione del carico settimanale complessivo. Ed ecco che, da generica preoccupazione, i compiti possono diventare un vero e proprio incubo per studenti e famiglie.

Sto ragionando su questo tema perché il 29 settembre, a Losone, parteciperò ad una serata su DSA e ADHD insieme a due stimate professioniste: la logopedista Emanuela Di Campli e l’ergoterapista Lietta Santinelli.

Il mio intervento verterà proprio sullo studio a casa, un tema che richiederebbe molto tempo per poter essere affrontato con completezza, anche tenendo in considerazione il fatto che ogni ragazzo costutuisce un universo a sé. Ho dovuto quindi compiere un grande esercizio di sintesi per condensare tutto il 30 minuti! Spero di riuscire a trasmettere al pubblico presente almeno alcuni concetti che ritengo importanti.

Innanzitutto i compiti non sono un obiettivo, ma un mezzo per raggiungere due obiettivi fondamentali: a breve termine, l’apprendimento dell’attuale argomento di studio e, a lungo termine, l’acquisizione di un metodo efficace. Un compito poco funzionale a questi due apprendimenti è un compito inutile.

D’altra parte, per i ragazzi caratterizzati da neurodiversità quali disturbi specifici o deficit d’attenzione, il lavoro di rielaborazione individuale dei contenuti è indispensabile e lo studio a casa è un momento chiave per l’apprendimento.

Non si tratta di fare tanti compiti, ma di fare quelli giusti e nel modo giusto. Credo che un aspetto importante (che tratterò a Losoone) sia quello di creare una buona collaborazione con gli insegnanti, segnalando puntualmente le difficoltà riscontrate in alcuni esercizi e proponendo, quando possibile, allenamenti alternativi.

Un terzo principio che deve guidare chi supporta nello studio a casa è quello di mirare sempre all’autonomia: all’inizio questa meta sembrerà un miraggio, ma si può costruire un percorso che porti, seppur lentamente, al suo raggiungimento.

Per poterlo fare è necessario coinvolgere i ragazzi nelle scelte su come affrontare lo studio, rendendoli consapevoli del loro processo di apprendimento e delle condizioni più favorevoli perché possano imparare. Discutere insieme temi quali il posto in cui riescono a studiare meglio, cosa li disturba e li distrae mentre studiano, dopo quanto tempo non riescono più a stare attenti e trovare soluzioni condivise è sicuramente un buon inizio per avviare un processo metacognitivo che li renda studenti consapevoli.

Legato al tema dell’autonomia è senz’altro quello dell’uso dei mezzi compensativi: spesso si sente dire che i ragazzi non li usano volentieri. Purtroppo la metafora degli occhiali, tanto usata per spiegare gli strumenti compensativi, non tiene conto di una grande differenza: gli occhiali basta inforcarli e la compensazione viene da sé, invece per iPad, PC, sintesi vocale, calcolatrice e mappe c’è una curva di apprendimento prima che lo strumento diventi veramente efficace.

Per questo i ragazzi devono usarli sempre quando fanno i compiti e studiano a casa: quando ci sostituiamo noi al mezzo, rafforziamo invece la dipendenza. Queste sono le idee che cercherò di condividere con genitori e insegnanti, oltre a tanti esempi e consigli pratici tratti dall’esperienza.